Trieste, 4 dicembre - Il pm Casson di Venezia richiede il rinvio a giudizio di un compagno anarchico di Trieste per i reati di "apologia sovversiva e istigazione a compiere i reati di banda armata e associazione sovversiva". Il compagno è accusato di aver recapitato (fornendo le indicazioni telefonicamente) ad un giornale di Venezia un documento dei "Nuclei territoriali antimperialisti".

Trieste, novembre 2003

Con questa mia dichiarazione mi accingo ad un’impresa che mi pare abbia alcuni aspetti surreali, tali da costringere un anarchico a spiegare che non sarebbe disponibile a scrivere, né a diffondere, un testo come quello che mi avete graziosamente reso disponibile il 10 novembre (data in cui mi è stata notificata la conclusione delle indagini preliminari).

Penso che la Digos sia sufficientemente informata in merito alle mie letture, al mio modo di pensare, alle mie frequentazioni anarchiche. Ora ci sarebbe una svolta nella mia vita, in senso leninista, antimperialista e autoritario: peccato che non me ne fossi accorto e anzi, ogni volta che ci penso, ho un moto di riso convulso, frammisto ad un certo fastidio – e non solo per i frequenti viaggi che devo sostenere fra le questure di Venezia e quella di Trieste.

Insomma, devo confessare la mia sorpresa per questa accusa, che peraltro tanta ilarità suscita tra i miei conoscenti, soprattutto ora che posso mostrare il documento famigerato, con tanto di stella cerchiata, virgolette, sigle e lettere maiuscole a profusione, per tacere di un linguaggio e di uno stile che mi hanno impedito di andare oltre la seconda pagina. Sul contenuto taccio, dovrebbero essere i vostri esperti a fornire di profilo politico, psicologico e quant’altro dell’autore di tale scritto. In verità, mi si accusa di non esserne l’autore – sollievo! – ma soltanto di averlo diffuso, mite ed ingenuo cretino al servizio delle idee altrui, con una telefonata anonima ad un giornalucolo di provincia. E qui non posso fare a meno di immaginarmi nei panni di uno pseudo-Fantozzi che, con tanto di imbuto, patata in bocca e pentola sulla testa, telefona ad un giornalista per renderlo edotto dell’esistenza di ben sedici pagine di pura ideologia. Peraltro, i giornalisti non godono della mia benevola considerazione, e non sono aduso alla loro frequentazione, né ad un qualsiasi contatto con alcuno di essi, figuriamoci per esclamare "tutto il potere al popolo armato!" – ricordate la farsa della prova vocale a cui mi avete sottoposto?

Perfetti sconosciuti sono entrati in casa mia a rovistare tra le mie cose, i miei libri, ne hanno selezionato alcuni (non si sa in base a quale criterio è stato sequestrato un testo come Gli imbecilli di Papini, di cui tutto si può dire, tranne che sia pericoloso…) e li hanno portati a far vedere ad un Procuratore della Repubblica che, mi viene da pensare, non li ha nemmeno letti. Oppure ha pensato che sono un abile (non tanto, visto che mi avrebbe comunque scoperto) depistatore delle mie idee, e in realtà sarei un leninista che sogna il partito armato combattente ma tiene Bakunin sul comodino per confondere le acque.

Come spiegare altrimenti tanto accanimento, visto che su 107 reperti non meno di 95 sono testi (libri, opuscoli, riviste) anarchici? Come spiegare la cecità di chi non capisce che tra l’usare termini come "borghesia imperialista" e "sfruttatori" non c’è solo una differenza di linguaggio, ma che si tratta anche di contenuti, analisi, progetti, tensioni, sogni diversi; che chi cerca l’affinità negli altri compagni non è minimamente interessato a farsi intruppare in una organizzazione qualsiasi, un partito combattente che si pone come avanguardia per conquistare il potere.

Continuare, lo ripeto, mi sembra alquanto surreale: dovrei continuare con le critiche a un testo che mi si attribuisce (o che avrei contribuito a stilare, o solo pubblicizzato, non ho ancora capito) per far capire che sono totalmente estraneo alla faccenda? Sinceramente, dopo aver letto due pagine sono già esausto e mi sembra di fare un lavoro inutile: bastava leggere non dico tutti – la mole di materiale sequestrato era notevole – ma almeno alcuni dei testi a disposizione. Basta dare un’occhiata al catalogo dei libri che distribuisco per capire che non c’è alcun interesse da parte mia nei confronti della costituzione di qualsivoglia organizzazione armata rivoluzionaria: la sovversione a cui aspiro è di ben altro tipo.

Montature a danno degli anarchici ce ne sono state a bizzeffe, negli ultimi venti anni. Sono state praticamente tutte archiviate. Tutti i vari PM volevano attribuire agli anarchici coinvolti la costituzione di qualche banda armata o associazione sovversiva. Ma questa volta si tenta una strada nuova: far partecipare un anarchico (il sottoscritto) ad un’associazione sovversiva costituita da me soltanto, visto che altri imputati non ce ne sono, di stampo leninista. L’accusa è di una vacuità disarmante a cui è difficile rispondere. Certe differenze macroscopiche – a cui accenno sopra – dovrebbero saltare all’occhio. Invece il dott. Casson ha deciso di continuare per la sua strada, nonostante non sia stato in grado di spiegarmi perché avrei dovuto partecipare ad una buffonata di tal fatta.

Presumo che non archiviando l’inchiesta il dott. Casson mi ritenga colpevole dei reati di apologia sovversiva, ecc. O, altra ipotesi, che non sia interessato al fatto che io abbia o meno frequentato, conosciuto, supportato qualche militante di questa organizzazione combattente (a differenza del comunicato di cui mi si attribuisce la paternità il mio uso delle iniziali maiuscole è molto più morigerato) ma voglia soltanto trovare qualcuno a cui dare la colpa. Non importa chi, l’importante è che ce ne sia uno.

Non ci siamo, dott. Casson, non ci siamo.

Fabio Sgarbul

[texte publié sur http://guerrasociale.org]