Inculpé pour délit dont l'article 270bis...
Le 11 juillet, près de 50 perquisitions se sont déroulées
en même temps dans toute lItalie. Le procureur de
Bologne a monté une nouvelle association subversive
(article 270bis), impliquant cette fois des compagnons avec des
camarades du milieu communiste, qui a été nommée
CRAC, Centro di richerca per lazione communista.
Aussi, pour parler clairement, non seulement nous refusons, comme
beaucoup de personnes ont l'habitude de faire dans ce genre de
cas, de "prendre de la distance" ; mais au contraire,
nous confessons que si le CRAC était réellement
une association en mesure d'accomplir de tels travaux précieux
("subversion de l'ordre démocratique"... "combattre
le capitalisme"... "détruire l'Etat"), nous
n'aurions certainement pas hésité à en faire
partie. Mais malheureusement, il n'en est pas ainsi. Et non pas
à cause de l'incapacité des amis et compagnons du
CRAC ; plutôt pour le simple fait que la révolution
sociale n'est pas la mise en acte d'un projet élaboré
par un groupe politique, par une avant-garde, par un parti, armé
ou moins que ça, mais bien plus un processus historique,
une catastrophe de l'époque, le fruit d'une explosion des
contradictions internes à une organisation sociale en déclin.
[Extrait du communiqué du centre de documentation Porfido
à Turin, paru dans "Cette Semaine" n°87,
fév./mars 2004, p.5]
-----------------------
INDAGATI per il reato di cui allart. 270 bis C.P., per
aver costituito e diretto una associazione, denominata C.R.A.C.
- CENTRO di RICERCA per lAZIONE COMUNISTA, che si proponeva
il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo
e eversione dellordine democratico ed in particolare di
compiere delitti con uso di violenza contro lincolumità
personale allo scopo di svolgere attività politica e di
propaganda diretta a combattere il capitalismo e a distruggere
lo stato.
Con queste parole inizia il decreto di perquisizione emesso dal Tribunale di Bologna, con il quale venerdì 11 luglio 2003 i carabinieri del ROS hanno bussato alle porte di più di cinquanta persone in diverse città dItalia. A Torino viene perquisita la casa di un compagno del centro di documentazione Porfido, e sequestrati computer, floppy disc, corrispondenza e carte varie.
Tanto per parlar chiaro, non solo evitiamo, come molti usano fare in questi casi, di prendere le distanze; al contrario, confessiamo che se il CRAC fosse realmente unassociazione in grado di tali pregevoli opere (eversione dellordine democratico combattere il capitalismo distruggere lo Stato), sicuramente non avremmo esitato a farne parte. Peccato però che non sia così. E non certo a causa di incapacità degli amici e compagni del CRAC; quanto per il semplice fatto che la rivoluzione sociale non è la messa in atto di un progetto elaborato da un gruppo politico, da unavanguardia, da un partito, armato o meno che sia, quanto piuttosto un processo storico, una catastrofe epocale, frutto dellesplosione delle contraddizioni insite in una organizzazione sociale in declino.
Il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente, si è detto.
È allinterno di questo movimento che individui e gruppi si sforzano di accelerarlo, di parteciparvi, cercando di dare forza e consapevolezza alle forze sociali deputate alla sua realizzazione, al superamento della società, alla realizzazione della comunità umana. In questo sforzo si pone Porfido, nel suo piccolo, come i compagni del CRAC.
Nessuna dissociazione, dunque, anche perché in realtà cè ben poco da cui dissociarsi. Nellindagine in questione, addirittura, non cè proprio nulla. Le uniche cose che vengono contestate agli indagati, a quanto risulta dagli atti, sono assemblee pubbliche, presentazioni di libri, riunioni.
Del resto sembrerebbe alquanto assurdo, ma evidentemente non agli occhi di carabinieri e Procura, costituire unassociazione eversiva con il suo bel sito internet, i suoi giornali, un recapito pubblico, ecc. Ma tantè.
Quel che viene sbandierato negli atti è una presunta analogia con le posizioni dei gruppi eversivi dichiaratamente autori di atti di violenza e terrorismo, quali le Brigate Rosse partito comunista combattente . Quel che è certo però è soltanto che i compagni di CRAC, in seguito allomicidio di Marco Biagi, hanno pubblicamente rifiutato di unirsi alla canea di voci di coloro che, per opportunismo e infamia, fanno a gara per essere 'i più lontani', 'i più democratici', 'i migliori antagonisti delle BR-PCC'.
E visto che questa indagine, anche se indirettamente, in qualche modo chiama in causa anche noi, confessiamo senza pudore che per la morte di chi ha speso la propria vita al servizio dello sfruttamento di classe non abbiamo versato una lacrima. Sarà perché siamo degli estremisti senza cuore, forse. O forse sarà che ne versiamo già abbastanza di lacrime, tutti i giorni, per le vittime di tale sfruttamento, per tutti i ragazzi uccisi sulle strade dalle pallottole della polizia, per tutti i proletari morti di lavoro o rinchiusi e torturati nelle patrie galere; per non parlare di tutti i bombardati, affamati, ammalati, del resto del mondo, e affondati o deportati quando cercano di fuggire dalla sorte che il capitalismo gli ha riservato a casa loro.
Comunque, se da un lato questa indagine è demenziale tanto da far sorridere, dallaltro è preoccupante in quanto spia del clima di cui è figlia. E non ci riferiamo, o per lo meno non esclusivamente, alla repressione nei confronti del movimento, ma della generale recrudescenza della repressione a livello mondiale. Chiamare in causa un governo di destra è soltanto un insulso tentativo di rovesciamento causa-effetto.
Il clima di guerra infinita permea prepotentemente tutta la
vita sociale, anche nelle metropoli della fortezza occidente.
La guerra internazionale al terrorismo si traduce in un attacco
a ogni spazio di libertà e autonomia in tutto il pianeta,
dove le frontiere, blindate per i migranti, non esistono più
per soldati e polizie; gli Stati baluardo delle libertà
democratiche, candidamente, costruiscono lager, applicano
la tortura sistematica sui prigionieri, calpestano i trattati
internazionali, ecc.
A capo della polizia USA in Iraq si insedia colui che ha combattuto
la criminalità nelle strade di New York, braccio destro
di Rudolph Giuliani, eroe della tolleranza zero; così
come a dirigere i pestaggi nelle strade di Genova i giorni del
G8, cerano gli stessi carabinieri che avevano diretto i
massacri in Somalia, tanto per ricordarci come sia venuta meno
ogni separazione tra tempi di guerra e tempi di pace; zona
di guerra è ormai lintera vita sociale. Lamministrazione
dellordine capitalista si sta sempre più risolvendo
in una guerra civile quotidiana, una guerra permanente contro
gli uomini per il mantenimento coatto della pace mercantile.
Non è proprio quel che si dice una situazione rosea sembrerebbe piuttosto il disperato tentativo di scongiurare il crollo di una società in agonia, a qualsiasi prezzo. Non sappiamo quanto potrà reggere, certo non in eterno. Nel frattempo, comunque, confessiamo che non abbiamo intenzione di stare seduti sulla riva del fiume, aspettando di veder passare il cadavere del mostro mercantile.
14 luglio 2003 - centro di documentazione Porfido - via Tarino 12/c, 10124 Torino